Se è vero che equivalente non è sinonimo di uguale , allora chi dona ha lo stesso valore di chi riceve. “Io dono i miei raggi e non potrei non darli “ dice il sole. “Io accetto i tuoi raggi e non potrei non accettarli” dice la spugna. Ecco il sole e la spugna sono due forze non uguali, ma equivalenti e cioè hanno lo stesso peso.La volontà di potenza così bisognerebbe leggerla,nel senso cioè dell’equivalenza. Purtroppo lo Zaratustra se viene letto, non da tutti è interpretato in questa chiave.
Il non sentirsi equivalente porta l’uomo alla battaglia quotidiana di sentirsi superiore agli altri per convincere e convincersi della propria potenza.Il risultato di questa presa di posizione è disastroso perché tende alla sopraffazione dell’altro;il conflitto, la polemica diventano pane quotidiano. Ognuno fa il proprio mestiere e nel proprio campo si presuppone che debba essere preparato,ma non può esercitare la propria preparazione come arma per offendere chi fa un altro mestiere o ancor di più il suo. Se faccio il medico e sono preparato non potrò mai dire ad un avvocato “ tu sei un cretino perché non conosci le procedure tecniche per poter fare il medico” Come dicevo prima se si pensa di essere equivalente si danno le cose che si sanno in modo spassionato certo, se si è in eccedenza del dono. In tal caso né la spugna né il sole debbono dire grazie.Questo è il bello dell’equivalenza. Alzarsi la mattina,corazzarsi ed uscire con lancia in resta e pieno di livore non fa bene al fegato.