Dal Dolo un punto di riflessione logica

 

A volte a seguire la logica si perde il filo del “discorso” ed è forse per questo che molti non la applicano nel proprio vivere quotidiano. Si fa un gran discutere in questi giorni sulla correttezza dell’informazione: se sia giusto pubblicare informazioni legate al segreto istruttorio.

Cercherò di affrontare il tema in modo logico.

Chi dà informazioni legate al segreto in pratica le ruba e le offre al migliore offerente e non penso sempre gratuitamente. In questo caso il ladro è il corrotto e l’offerente il corruttore o meglio è colui che acquista merce rubata e dunque fa da ricettatore di “preziosi”.

Se il mio ragionamento è giusto allora l’informazione non è corretta perché si basa su un reato, quello della ricettazione.

Se le premesse sono vere ci si domanda se dal pulpito dove avviene la predica non si debba ricorrere al dentifricio e sciacquarsi la bocca.

Il tenore di vita precedente

Mentre Dolo dorme sonni tranquilli ne approfitto , prima di addormentarmi anch’io,  per fare la mia considerazione non già sulla Amministrazione  dolese – che tanto l’opposizione non c’è e le sue spalle sono guardate a vista da chi un po’ di politica ne mastica – ma sulla sentenza n. 11504/17 della Corte di Cassazione che ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell’assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione. Mai sentenza fu cosi saggia! Non solo, ma  restituisce dignità  al coniuge più debole che se è autosufficiente al proprio sostentamento non deve sentirsi mantenuto in nome del tenore di vita prima del divorzio. Se il coniuge più debole per definizione storica è la donna, allora questa sentenza è veramente femminista. Segno che la storia sta cambiando così come  le sue definizioni antropologiche e tiene finalmente conto che tutto è provvisorio, talvolta anche l’amore purtroppo.

D’altra parte è anche vero che nel caso di morte di un  coniuge la  sua pensione viene dimezzata e il superstite non potrà più godere del tenore di vita precedente.  La mia considerazione notturna volge al termine dopo aver ascoltato la canzone dell’amore perduto Di Fabrizio De Andrè : Ricordi sbocciavan le viole, con le nostre parole “ non ci lasceremo mai e poi mai”. Anche le rose appassiscono, ma questa è poesia ed è altra storia.