Mentre Dolo dorme sonni tranquilli ne approfitto , prima di addormentarmi anch’io, per fare la mia considerazione non già sulla Amministrazione dolese – che tanto l’opposizione non c’è e le sue spalle sono guardate a vista da chi un po’ di politica ne mastica – ma sulla sentenza n. 11504/17 della Corte di Cassazione che ha rivoluzionato il diritto di famiglia in tema di riconoscimento dell’assegno divorzile e dei criteri per la sua quantificazione. Mai sentenza fu cosi saggia! Non solo, ma restituisce dignità al coniuge più debole che se è autosufficiente al proprio sostentamento non deve sentirsi mantenuto in nome del tenore di vita prima del divorzio. Se il coniuge più debole per definizione storica è la donna, allora questa sentenza è veramente femminista. Segno che la storia sta cambiando così come le sue definizioni antropologiche e tiene finalmente conto che tutto è provvisorio, talvolta anche l’amore purtroppo.
D’altra parte è anche vero che nel caso di morte di un coniuge la sua pensione viene dimezzata e il superstite non potrà più godere del tenore di vita precedente. La mia considerazione notturna volge al termine dopo aver ascoltato la canzone dell’amore perduto Di Fabrizio De Andrè : Ricordi sbocciavan le viole, con le nostre parole “ non ci lasceremo mai e poi mai”. Anche le rose appassiscono, ma questa è poesia ed è altra storia.