Un secondo, dopo un secondo dalla morte si diventa imperfetto. Non più sei, ma eri. Ogni istante noi sperimentiamo il nostro morire , non siamo più quelli di un secondo prima anche se commettessimo un delitto. Si è sempre giudicati in contumacia perché non è possibile essere presenti al giudizio. Destinati sempre a raggiungere l’atto senza mai sfiorarlo, il suc-cès-so è fenomenologia del nostro stare al mondo e dunque del nostro de-sti-no dove il “de” non è un “da” preveniente, ma è un rafforzativo del diveniente altro . Come dimostra Emanuele Severino ( meglio l’imperfetto dimostrava) il legno è cenere. Solo gli enti sono eterni.